La “guerra tra poveri”, si sa, non s’ha da fare. E anche la distinzione tra migranti di serie A e migranti di serie B, ovvero tra rifugiati e migranti economici, introdotta dallo studioso Egon Kunz e ultimamente adottata su larga scala come discrimine per procedere o meno ai rimpatri, è una semplificazione fuorviante. La classificazione, adottata con una certa faciloneria, non tiene conto del fatto che chi è costretto a lasciare la propria terra per necessità – sia essa legata a motivi economici o a persecuzioni di qualsivoglia natura – è una persona da tutelare, senza se e senza ma.
E’ su questa linea l’ordinanza con cui il giudice del tribunale di Milano, Federico Salmieri, ha concesso a un ventiquattrenne del Gambia il permesso di soggiorno in virtù della protezione umanitaria. Ne dà notizia oggi La Stampa (vedi link), che cita la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: “ogni individuo ha il diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali essenziali”.
E’ difficile, infatti, pensare che i cosiddetti “migranti economici” vogliano mettere a rischio la propria vita (quante donne, quanti bambini, quanti anziani, quanti esseri umani sono morti durante questi “viaggi della speranza”?) senza avere motivi più che validi per lasciare la loro terra, le loro abitudini, i loro affetti; motivi che spesso si riassumono in una sola parola: fame. La Stampa riporta le parole di Salmieri, secondo cui il rimpatrio pone migrante “in una situazione di estrema difficoltà economica e sociale, imponendogli condizioni di vita del tutto inadeguate, in spregio agli obblighi di solidarietà nazionale e internazionale”. Un dato deve far riflettere: nei Paesi più poveri l’aspettativa di vita alla nascita non supera i 47-48 anni a fronte dei nostri 80.
Nel corso di un evento a Tunisi, facente parte del ciclo di convegni “Sudact”, l’Ugl ha da tempo posto un’ulteriore questione in merito, con le parole del segretario generale Francesco Paolo Capone: “ai migranti economici e ai rifugiati politici che hanno e devono avere pari diritti, si sta aggiungendo il caso di coloro che pMigrants near Calais earlier this month.otremmo chiamare ‘ecomigranti’; sono sempre di più le persone che migrano a causa di disastri climatici e che non sono protette da alcuna normativa”. Durante il convegno, inoltre, Aldo Morrone, già Presidente dell’Istituto ematologico del Mediterraneo (IME), un uomo impegnato in preziose e importanti opere umanitarie nelle aree circostanti il ‘Mare Nostrum’, ha spiegato che “la presenza di giovani tra i migranti determina un netto miglioramento dell’economia dei Paesi che utilizzano questa manodopera ed è anche per questo che non si devono operare distinzioni tra chi emigra per motivi cosiddetti ‘economici’ e chi lo fa per cause politiche”.
Infine la Rappresentante a Tunisi dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Oim), Lorena Lando, ha reso noti i numeri drammatici riguardanti i viaggi di chi è costretto a emigrare: “secondo le stime dell’Oim sono quasi 40.000 i migranti morti dal 2.000 ad oggi”. Citando il lavoro di ricerca “Fatal Journeys, Lando ha sottolineato come l’Europa sia “la destinazione più pericolosa al mondo per i migranti irregolari: dal 2000 sono oltre 22.000 le persone che hanno perso la vita durante i pericolosi viaggi attraverso il mar Mediterraneo”.