di Annarita D’Agostino
Cresce il disagio sociale degli italiani. Il Misery Index misurato da Confcommercio a dicembre 2016 sale a 19,7 punti (+0,4), ritornando ai livelli di luglio 2015. La risalita è imputabile all’aumento della disoccupazione, che si attesta al 15%, unita a nuove dinamiche inflattive: i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto sono aumentati dell’1%, per effetto di nuove tensioni nelle aree degli alimentari freschi e dei carburanti.
Nel dettaglio, il dato sulla disoccupazione è il risultato della combinazione dell’aumento del numero dei disoccupati (+144mila) e degli occupati (+242mila unità), della riduzione delle ore di cig autorizzate (-11%) ed effettivamente utilizzate (-37mila), della riduzione degli scoraggiati.
Per Confcommercio “quanto rilevato negli ultimi mesi conferma la necessità, per una diminuzione dell’area del disagio sociale, che i ritmi di crescita della domanda di lavoro tornino a registrare dinamiche più soddisfacenti, al fine di ridurre il numero dei disoccupati. Solo con una ripresa significativa dell’occupazione si potrà infatti determinare una crescita del reddito disponibile in grado di restituire fiducia alle famiglie ed imprimere ai consumi una dinamica più sostenuta rispetto ai livelli attuali”.
Con la crescita del disagio, da Nord a Sud, cresce anche la complessità delle dinamiche socio-economiche, che portano gli italiani a tagliare anche le spese di prima necessità. Un fenomeno da poco categorizzato, ma purtroppo largamente diffuso e in aumento, è quello della “povertà sanitaria”, che sta portando un numero sempre più alto di famiglie a rinunciare a cure mediche. Secondo i dati del Rapporto 2016 della Fondazione Banco Farmaceutico, 1 italiano su 3 ha difficoltà ad acquistare i farmaci da banco necessari o a pagare il ticket quando previsto. Su 4,6 milioni di poveri, quasi 500mila in più dello scorso anno, il costo dei farmaci ha un peso notevole sul bilancio familiare: quasi 6 euro di spesa su 10 finiscono in farmaci, contro meno di 4 euro spesi in media. Sale del 37% inoltre la percentuale di persone che chiedono assistenza per l’acquisto di medicinali agli enti assistenziali sostenuti da Banco Farmaceutico, ma rappresentano però solo il 12% dei poveri italiani, ad indicare, dunque, che anche chi non rientra nella categoria di “povero” incontra difficoltà nel comprare i farmaci. Sono infatti oltre 12 milioni gli italiani che hanno dovuto limitare il numero di visite mediche o gli esami di accertamento per motivazioni di tipo economico.
In tale contesto, contro un disagio sociale ben noto che genera sempre nuove forme di povertà, appare quanto mai urgente che il governo rimetta al centro dell’agenda politica il Piano nazionale per la famiglia, previsto dalla legge ma rimasto di fatto solo sulla carta, per definire le priorità e gli aiuti concreti da destinare ai nuclei familiari.