Governo Meloni vara la manovra da 35 miliardi. «Si basa su un approccio prudente e realista che tiene conto della situazione economica, anche in relazione allo scenario internazionale»
Una legge di Bilancio, con l’ok del Consiglio dei Ministri arrivato all’una notte, che vale quasi 35 miliardi di interventi. Moltissime le misure: quelle contro il caro energia rivolte a famiglie e imprese; contro il caro vita per i nuclei più in difficoltà, ampliando però la platea dei beneficiari; quella sul taglio del cuneo fiscale tutto ai lavoratori; misure transitorie sulle pensioni, in vista di una riforma complessiva nel 2023; la stretta, in chiave di eliminazione, del Reddito di cittadinanza.
«La considero coraggiosa e coerente con gli impegni presi. Scommette sul futuro», ha detto in conferenza stampa il premier Giorgia Meloni. Una manovra che «ruota intorno a due grandi priorità: crescita e giustizia sociale». In queste chiavi vanno letti la “Carta Risparmio Spesa” per le famiglie in difficoltà, la proroga per il 2023 delle agevolazioni per acquisto prima casa per i giovani under 36, il taglio del cuneo fiscale interamente rivolto ai lavoratori, le tre tasse piatte per gli autonomi. Sul fronte delle pensioni, lo stop alla Legge Fornero con Quota 103, ovvero la possibilità di anticipare la pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età, si segnalano la conferma di Opzione donna rivisitata e Ape sociale, l’indicizzazione delle pensioni al +120% del trattamento minimo, un bonus per chi decide di restare a lavoro e l’impegno per il 2023 di arrivare ad una riforma strutturale. Giustizia sociale è anche la cancellazione delle cartelle fino al 2015, con un importo inferiore a 1.000 euro e la rateizzazione dei pagamenti fiscali non effettuati nel 2022 senza aggravio di sanzioni e interessi, per chi a causa dell’emergenza covid, caro bollette e difficoltà economiche non ha versato le tasse. Nello stesso solco, l’aumento della tassazione sugli extraprofitti delle società energetiche fino al 31 luglio 2023 e con un’aliquota che passerà dall’attuale 25% al 35% nel 2023 come consentito dal Regolamento Ue, con base imponibile, non più sul fatturato ma sugli utili.
La stretta sul Reddito di Cittadinanza è la premessa di una sua futura cancellazione: dal 1° gennaio 2023 per le persone tra 18 e 59 anni, cioè in grado di lavorare e con determinato requisiti, vede un massimo di 8 mensilità di reddito invece delle attuali 18 rinnovabili, l’intensificazione dei controlli e un periodo di almeno sei mesi di formazione o riqualificazione professionale; in mancanza del quale decade il beneficio del Reddito.
La seconda misura più imponente è quella dei 4,185 miliardi per la riduzione del cuneo fiscale, a cui si aggiunge la tassazione dei premi di produttività al 5% fino a 3.000 euro. In questa stessa chiave, sostegno al ceto medio e a chi è in difficoltà, le agevolazioni contributive per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani, donne under 36 e percettori di Rdc. Nonché l’assegno unico nel 2023 per le famiglie con 3 o più figli.
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