Il Parlamento Europeo conferma piano Auto a emissioni 0 dal 2035. Ma è il modo e il momento giusto per farlo?
Auto e furgoni a benzina e diesel: ieri il Parlamento Europeo ha messo al bando a partire dal 2035 la vendita di nuovi veicoli leggeri a motore termico in Europa e arrivare, secondo il maxipacchetto per il clima “Fit for 55”, alle emissioni zero nel 2050. Ma il Parlamento è spaccato: 340 i voti a favore, 279 i contrari e 21 le astensioni. Due le posizioni sintetizzabili, da una parte, nelle parole di Jens Gieseke, eurodeputato del Ppe e negoziatore delle nuove norme: «L’Europa sta portando l’industria automobilistica verso un vicolo cieco», «Verdi, socialdemocratici e liberali hanno fatto passare la loro linea pericolosa e anti-innovazione». Dall’altra, quella espressa dagli eurodeputati Pd: «È stata sconfitta la destra giurassica che, per lucrare qualche consenso politico sulla paura e la difficoltà del cambiamento, avrebbe portato all’estinzione l’industria automobilistica italiana». In quale contesto, viene a inserirsi la transizione fino a emissione zero? La crisi economica, innescata prima dalla pandemia e poi dall’inflazione, è tutt’altro che superata. L’incertezza regna sovrana e aleggia anche negli Usa, dove il calo lieve dell’inflazione, inferiore al previsto, non ha consentito alla Fed di cambiare orientamento sulla stretta ai tassi di interesse, facendo andare sull’altalena le Borse. La guerra in Ucraina, alle porte d’Europa, non accenna a fermarsi, anzi, e giocherà ancora un ruolo sull’inflazione e sul prezzo della transizione energetica. Il Green Deal europeo dell’Industria, la risposta al piano antinflazione degli Usa (Ira), come ha fatto notare oggi dal Ppe, arriva in ritardo anche rispetto al Green Deal dell’Auto, con un approccio esclusivamente normativo, quindi insufficiente, al risultato finale: la competitività industriale del Vecchio Continente.