Salario minimo, l’inutile strappo delle opposizioni. Camera vota a favore del nuovo testo della pdl con 153 voti a favore, 118 contrari e 3 astenuti
Strappo inutile del cosiddetto «centrosinistra unito» che ieri ha ritirato le proprie firme dalla proposta di legge sul salario minimo, in quanto il nuovo testo non ha più nulla a che fare con la proposta originaria di 9 euro lordi l’ora per legge. Verrebbe da dire, «è il dibattito parlamentare bellezza»; e, per inciso, contano anche i numeri in democrazia. Tanto più inutile, perché, nel frattempo, oggi, l’Aula della Camera ha votato a favore della proposta di legge dalla quale il salario minimo è uscito e dalla maggioranza “trasformato” o sostituito in una delega al Governo in materia di «retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione», con 153 voti a favore, 118 contrari e 3 astenuti. Con un gesto teatrale, il leader del M5s, Giuseppe Conte, ieri è arrivato a strappare la nuova proposta di legge in Aula, soltanto dopo aver preso atto che l’Aula aveva respinto l’emendamento dell’opposizione mirato a ripristinare il vecchio testo. Una proposta di legge, quest’ultima, fin dall’inizio strumentale, perché il salario degli italiani, come rilevato da molte statistiche, è tra i più poveri d’Europa, e non soltanto quello d’ingresso. Uno strappo inutile e dannoso, che non serve agli sfruttati, come ama definirli la leader del Pd, come lo è stato lo sciopero generale di due confederazioni contro la manovra 2024. Altra sceneggiata inutile, oggi, dopo le dichiarazioni di voto finale: la seduta è stata sospesa per qualche minuto per consentire l’ordinata prosecuzione dei lavori, dopo le proteste arrivate dai banchi delle opposizioni. Il provvedimento, ora, sarà trasmesso al Senato.