Laureati: l’84,3% trova lavoro. Diplomati: il 73,3%

Secondo l’Istat, quando i genitori hanno un basso livello di istruzione, quasi un quarto dei giovani (24%) abbandona precocemente gli studi e poco più del 10% raggiunge il titolo terziario; se almeno un genitore è laureato, al contrario, le quote diventano rispettivamente 2% e circa 70%. È quanto emerge dall’indagine del 2023 dell’Istat sui livelli di istruzione e ritorni occupazionali. Non solo

Tra i 25-64enni, il tasso di occupazione dei laureati (84,3%) è dell’11% più alto di quello dei diplomati (73,3%). Poi c’è anche il divario territoriale, che è più ampio per le fasce di età giovanili. Il tasso di occupazione dei 30-34enni nel Sud è più basso rispetto ai giovani del Nord del 19,8% tra i laureati (70,8%, contro 90,6%) e del 25,8% tra i diplomati (57,2% contro 83,0%).

Vale la pena ricordare i dati di Unioncamere sul mese di luglio 2024: aumentano le candidature, ma non le assunzioni. Le imprese italiane hanno offerto più di 507mila contratti di assunzione, ma con una contrazione della domanda di lavoro di circa 78mila rispetto a luglio 2023, pari al 13,3%. Flessione ancora più evidente in luglio-settembre: la contrazione è di 156mila contratti rispetto al 2023, pari al 10,6%. Non solo potenziali contratti, ma anche risorse umane sprecate.

C’è anche di peggio: le donne, in media più istruite degli uomini, sono meno occupate. Nel 2023, il 68% delle 25-64enni ha almeno un diploma o una qualifica, mentre tra gli uomini il 62,9%; quelle con un titolo terziario sono il 24,9%, mentre tra gli uomini sono il 18,3%. Tuttavia, il vantaggio femminile nell’istruzione non si traduce in un vantaggio lavorativo: il tasso di occupazione femminile, 59%, è molto più basso di quello maschile 79,3%.