Crescono le tensioni in Medio Oriente, a un passo dalla guerra fra Israele e Libano

Si complica lo scenario mediorientale dopo l’attacco missilistico di sabato a un campo di calcio sulle alture del Golan, nel quale sono rimasti uccisi 12 adolescenti drusi, minoranza etnica araba presente nello Stato ebraico. Secondo le autorità israeliane, a colpirli un razzo di Hezbollah inviato dal Libano. «Lo Stato di Israele non vuole e non può far passare sotto silenzio quanto accaduto. La nostra risposta arriverà e sarà dura», così Netanyahu, oggi in visita nel luogo della strage, con quindi l’imminente prospettiva di un attacco al Libano, tanto che molti governi occidentali, fra cui quello italiano tramite il ministro Tajani, hanno suggerito ai propri cittadini di abbandonare il prima possibile il Paese arabo. E resta la questione della presenza del contingente italiano Unifil al confine. Altrettanto dure le minacce di Hezbollah: «Non ci aspettiamo un’invasione di terra israeliana, ma se dovesse succedere entreremo in Galilea». Una tensione crescente che da Gaza, dove le autorità palestinesi hanno denunciato il diffondersi di un’epidemia di poliomielite, si sta estendendo a tutta l’area mediorientale e nella quale si è inserito il presidente Erdogan, in cerca di un ruolo di primo piano, che durante un convegno del suo partito Akp ha parlato della possibilità che la Turchia possa intervenire militarmente contro Israele. Una minaccia alla quale ha risposto il ministro degli Esteri israeliano Katz su X: «Erdogan sta seguendo le orme di Saddam minacciando di attaccare Israele. Dovrebbe ricordare cosa è successo in Iraq e come è finita». Nel frattempo si stanno muovendo altri attori, dagli Houthi yemeniti che hanno dichiarato di schierarsi al fianco del Libano in caso di attacco, all’Iran, dove oggi Khamenei ha avuto un incontro con il leader di Hamas, Ismail Haniyeh. Le diplomazie occidentali, intanto, lavorano per fermare l’escalation.