di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Negli ultimi anni, un po’ in tutta Europa, di fronte all’avanzata delle destre nel consenso popolare, ha preso piede una sorta di patto di desistenza volto ad unire i partiti più disparati durante le elezioni pur di non permettere la nascita di esecutivi, appunto, di destra. In Italia la strategia del «campo largo», già dagli anni ‘90, grazie all’intuizione di Berlusconi da un lato ed al processo di maturazione della destra dall’altro, non ha impedito ai conservatori di arrivare al governo del Paese, perché esiste una coalizione di centrodestra, in grado di offrire una proposta di governo numericamente solida e politicamente credibile. Altrove, invece, il cosiddetto «cordone sanitario» ha funzionato alle elezioni, generando, però, delle vittorie effimere, non solo dal punto di vista del rapporto fra cittadini ed istituzioni – dando l’idea di voler alterare la volontà popolare – ma anche dal punto di vista della governabilità. In questi giorni vediamo diversi esempi di questa situazione. Innanzitutto in Francia: il fronte anti Rassemblement National, pur riuscendo a strappare la vittoria alle elezioni, si è presto sfaldato e alla fine Macron ha incaricato per il ruolo di Premier un neo-gollista, Michel Barnier, suscitando molte critiche, ma cercando ora, attraverso una strategia controversa, di intercettare anche quel sentimento conservatore che ormai è difficile ignorare, pena lo sfaldamento della coesione sociale. Situazione simile nella Ue: se von der Leyen per la propria rielezione ha puntato sulla riproposizione dell’alleanza del Ppe con la sinistra al Parlamento europeo, nonostante la significativa affermazione dei partiti conservatori e identitari, ora, per la composizione della nuova Commissione, sono in lizza quasi esclusivamente personalità dell’area moderata, per la grandissima parte di estrazione popolare, ed anche qualche esponente conservatore, come conferma la probabile vicepresidenza per il nostro Fitto, appartenente a FdI e quindi al gruppo europeo di Ecr. In Germania, dove la destra è rappresentata dagli estremisti di AfD, in attesa dello sviluppo di una formazione identitaria più equilibrata, si prevede che le redini del governo passeranno presto dai socialisti, in caduta libera nel consenso popolare, alla Cdu. In sintesi, le politiche di sinistra, incapaci di rispondere efficacemente alle istanze economiche e sociali della popolazione, non convincono più. La volontà di cambiamento non può essere bloccata o ignorata con tattiche di desistenza incapaci di reggere a lungo termine. Piuttosto occorrerebbe costruire, prendendo spunto proprio dal caso italiano, delle alleanze di centrodestra capaci di competere con la sinistra, offrendo programmi di governo concreti, stabili e che rispondano alle esigenze della popolazione, senza alimentare estremismi da un lato né, però, soffocare le richieste popolari dall’altro.