di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Ho avuto il piacere di partecipare e contribuire alla presentazione del Rapporto “Ricambio generazionale e formazione: orientamenti e pregiudizi degli italiani sull’occupazione nel settore pesca e acquacoltura” di Ugl Agroalimentare settore Pesca, realizzato dall’Istituto demoscopico Lab21.01 e presentato presso la Sala Capitolare del Senato.
Importanti gli obiettivi che l’iniziativa si è prefissata: portare, prima di tutto, all’attenzione delle istituzioni la necessità di politiche mirate che possano garantire maggiore sicurezza, stabilità e formazione per i lavoratori del comparto. Ma anche porre in evidenza la sfida del ricambio generazionale nel settore della Pesca e Acquacoltura, migliorando la formazione, le condizioni lavorative e la comunicazione al fine di attrarre le nuove generazioni, superando i pregiudizi legati a una percezione negativa della professione.
Se è vero che il 70,5% degli italiani ritiene la pesca un settore fondamentale per l’economia nazionale, un valore che sale al 92,7% tra gli addetti ai lavori, lo è altrettanto che persistono preoccupazioni legate alla redditività (25,8%) e alle condizioni di lavoro (39,2%), con un’alta percentuale di intervistati che associa alla pesca l’idea di un lavoro duro, faticoso e poco remunerativo.
A fronte di una percezione negativa, vi è tuttavia il riconoscimento da parte di una quota significativa della popolazione dell’importanza della Pesca come attività legata alla tradizione e al rispetto per la natura (30,9%). La transizione tecnologica e il ricambio generazionale vanno colti quindi, oltre che come sfide, come opportunità, visto che, secondo il Rapporto, le nuove generazioni potrebbero portare innovazione tecnologica (25,8%) e una maggiore attenzione all’ambiente (35,3%), rendendo così il settore più sostenibile e competitivo.
Fra ciò che scoraggia i giovani nell’intraprendere simili carriere spiccano la «scarsa valorizzazione sociale del mestiere» (19,8%) e la «mancanza di prospettive di crescita professionale» (15,2%), senza tralasciare le difficili condizioni lavorative e i bassi guadagni. Non sono di certo d’aiuto la concorrenza internazionale (22,6%), l’eccesso di regolamentazione e burocrazia (21,4%) e la bassa redditività del settore (18,9%).
Come l’UGL non si stancherà mai di ripetere, la chiave di volta per la valorizzazione di qualsiasi professione e, nel caso particolare, per un equilibrato ricambio generazionale è la formazione: il 39,3% degli intervistati, infatti, ritiene essenziale offrire percorsi di formazione moderni e specializzati per attrarre giovani.
Colmare il gap comunicativo – che coinvolge anche i prodotti ittici – e promuovere l’immagine del pescatore come professionista qualificato, che “naviga” agilmente attraverso le transizioni tecnologica e ecologica, è indispensabile affinché possa ritagliarsi una nuova immagine nell’immaginario collettivo.