Il governo non si sbilancia, mentre arrivano alcune proposte di singoli deputati

Il governo non ha ancora scoperto le proprie carte sulla proposta di legge depositata da una parte della minoranza parlamentare per l’introduzione della settimana corta a parità di salario. Proprio in queste ore, è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti, in vista del prossimo passaggio in Aula alla Camera dei deputati, in calendario per il 28 ottobre, senza che l’esecutivo presentasse una propria proposta. Naturalmente, sia il governo che il relatore al provvedimento hanno maggiori margini di manovra, per cui possono presentare dei correttivi anche all’ultimo momento, purché corredati dalle necessarie coperture e dalla cosiddetta relazione tecnica. Se dal governo ancora non è arrivato nulla ufficialmente, comunque non mancano degli emendamenti dei gruppi parlamentari di maggioranza, dai quali emerge la volontà di arrivare alla soppressione di tutto o di parte della proposta di legge. Emendamenti sono arrivati pure da Italia viva che punta sulla valorizzazione della contrattazione collettiva, una soluzione che troverebbe un’ampia condivisione all’interno della maggioranza, ma che potrebbe non piacere ad una parte dell’opposizione, in quanto ricalcherebbe, per molti versi, lo stesso schema del salario minimo legale. La situazione, di certo, rimane molto fluida, tenendo conto pure delle osservazioni formulate a suo tempo dai rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl.