di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

In concomitanza dell’incontro a Palazzo Chigi tra sindacati e governo sulla manovra, è passato sottotraccia l’ultimo Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro sulle previsioni occupazionali di novembre.

Da evidenziare alcuni punti, almeno tre, che non devono essere sottovalutati.

Il primo, le imprese prevedono più di 427 mila assunzioni nel mese di novembre 2024 e ne programmano circa 1,3 milioni per l’intero trimestre novembre 2024-gennaio 2025. Ciò si traduce, rispetto all’anno precedente, in una flessione pari a -3 mila assunzioni previste nel mese (-0,7%) e -34mila assunzioni programmate per il trimestre (-2,6%), con andamenti differenziati a seconda dei settori. Il secondo, più grave perché rappresenta un freno macroscopico alla crescita dell’occupazione in Italia, che pure ha negli ultimi due anni fatto meglio di altri Paesi Ue, è l’elevata difficoltà di reperimento di personale segnalata dalle imprese. Difficoltà giunta ormai al 47,9% delle assunzioni programmate e che coinvolge a novembre circa 205mila ricerche di personale. Le maggiori criticità nel reperire profili riguardano le seguenti aree aziendali: “Installazione riparazione” (66,8%), “Progettazione e Ricerca & Sviluppo” (57,7%), “Produzione di beni ed erogazione del servizio” (52,5%), “Direzione generale, personale e organizzazione risorse umane” (51,2%).

A trainare la crescita dell’occupazione è il settore dei servizi, a riprova, se ce ne fosse bisogno, della crisi del manifatturiero e dell’automotive: le imprese dei servizi, con circa 307 mila lavoratori ricercati a novembre e 908 mila nel trimestre, segnano una crescita su base annua pari al +2,5% nel mese e al +0,6% nel trimestre. Aspettative positive, invece, per turismo e commercio, visto che programmano rispettivamente 82mila e 72mila assunzioni. Più incerte, le previsioni dell’industria che, comunque, è alla ricerca di 121 mila lavoratori nel mese e 360 mila nel trimestre, ma con una considerevole flessione rispetto a un anno fa: -8% rispetto a novembre 2023 e -9,9% sull’analogo trimestre 2023.

Quanto ai contratti, il tempo determinato si conferma la forma contrattuale maggiormente proposta con 237mila unità, pari al 55,5% del totale a cui seguono i contratti a tempo indeterminato con 82mila unità, pari al 19,2%.

Se le cause del disallineamento possono essere diverse, la soluzione è pressoché una sola: occorre uno sblocco strutturale dell’avanzo di bilancio dell’Inail per favorire la formazione nei luoghi di lavoro e nelle scuole di ogni ordine e grado.