di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL
In occasione della manovra economica, ma non solo, l’impressione è che si stia sgretolando quella che un tempo era la cosiddetta “triplice”, formata da Cgil, Uil e Cisl. Un’idea più che confermata dai fatti, ovvero dalle diverse posizioni sui temi riguardanti il mondo del lavoro e dalle scelte differenti sulle strategie di azione sindacale tra le tre sigle, le prime due orientate ad una dura contrapposizione con questo governo, per molti anche in modo preconcetto e ideologizzato, la terza sigla, invece, più propensa al dialogo e al confronto costruttivo. Questa situazione non deve essere interpretata come una debolezza del sindacato, ma anzi può rivelarsi positiva per offrire ai lavoratori italiani un maggiore pluralismo. L’Ugl, da noi definita “l’altro sindacato”, è sempre stata un’organizzazione fieramente consapevole delle proprie peculiarità, della propria visone del mondo del lavoro improntata sul modello del sindacalismo nazionale, delle proprie proposte per la tutela dei diritti, della qualità del lavoro, della sicurezza e della giustizia sociale. Non per questo rinunciando al dialogo con le altre sigle, ma convinta del fatto che ogni realtà sindacale, con le sue specificità, possa e debba contribuire a costruire una rappresentanza più ricca e diversificata, proprio nell’interesse dei lavoratori. Evitando, così, un’omogeneizzazione capace di appiattire la proposta ed anche indebolire il ruolo stesso del sindacato. E sostenendo l’importanza di poter contare su una pluralità di voci che, insieme, siano in grado di fornire risposte più complete e articolate alle esigenze dei lavoratori di fronte alle profonde trasformazioni che negli ultimi decenni hanno investito il mondo della produzione e del lavoro. Ciò, naturalmente, non deve farci passare da un estremo all’altro, da una omologazione delle proposte ad una contrapposizione forzata tra sigle, ma, al contrario, deve rappresentare un’evoluzione positiva, per consentire anche al sindacato nel suo insieme di restare in sintonia con un mondo del lavoro ed una società italiana profondamente cambiati rispetto al passato. Un’opportunità, quindi, per rendere la rappresentanza sindacale più inclusiva ed efficace, in questo modo evitando, fra l’altro, un allontanamento fra cittadini e corpi intermedi che indebolirebbe la partecipazione alla vita sociale. Una molteplicità di proposte, anche nel mondo del lavoro, arricchisce il dibattito pubblico e contribuisce a una maggiore crescita e tutela dei diritti dei lavoratori. In questo senso, l’Ugl si fa portavoce di un’idea di sindacato che non è solo un interlocutore nei confronti delle istituzioni e delle imprese, ma anche un soggetto attivo nella società, capace di intercettare, nel mondo del lavoro, sensibilità ed esigenze, in modo che siano rappresentate, anche nell’ambito del dialogo sociale, tutte le diverse “anime” che compongono il Paese.