di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Di fronte ad un’Europa che discute spesso di sostenibilità del sistema previdenziale, italiano e non solo, a causa della problematica del costante invecchiamento della popolazione, l’intervento del presidente dell’Inps, Gabriele Fava, che ha presentato ieri il 13esimo Rapporto Annuale dell’Istituto al Parlamento Europeo, alla presenza della presidente Roberta Metsola, è stato particolarmente significativo. Perché ha sottolineato il grande impegno nell’adattarsi alle sfide sociali ed economiche attuali. Dopo averne recentemente ribadito la solidità, «L’Inps non fallirà mai; se dovesse accadere, significherebbe che è fallito lo Stato italiano», nel corso del suo intervento all’Europarlamento, Fava ha chiarito, infatti, che il ruolo dell’Inps va ben oltre la mera gestione delle pensioni, ma rappresenta un motore essenziale del welfare italiano. Introducendo, poi, un concetto nuovo: il «welfare generativo», in sintesi una visione che mira a personalizzare le prestazioni in funzione delle diverse esigenze dei cittadini, con un’attenzione particolare ai giovani e agli anziani. Per i giovani, rafforzando l’educazione previdenziale e offrendo un maggiore supporto attraverso nuovi strumenti digitali. Per gli anziani – gli over-65, definiti dal presidente dell’Inps come «una risorsa fondamentale», e che entro il 2050 potrebbero rappresentare fino al 35% della popolazione – promuovendo progetti come il «senior housing» e politiche di invecchiamento attivo per valorizzarne il ruolo nella società. Un’apertura al futuro ed una strategia basata anche sull’uso delle tecnologie digitali e dell’IA: l’Inps sta diventando, infatti, una delle prime istituzioni pubbliche in Europa a usare l’Intelligenza Artificiale per personalizzare i servizi al cittadino, attraverso assistenti virtuali avanzati per consentire un approccio più efficiente e su misura. Senza dimenticare, però, un tema cruciale per la sostenibilità del sistema pensionistico italiano: la bassa natalità, una sfida a cui rispondere essenzialmente, per il presidente dell’Inps, con politiche di supporto alle imprese, per incentivare l’occupazione ed aumentare il peso dei redditi da lavoro. Chiarendo, quindi, in modo più che condivisibile, che la tenuta del sistema passa necessariamente attraverso l’aumento della base contributiva, supportando l’occupazione e la crescita di salari e stipendi. Non attraverso un’austerità controproducente, volta semplicemente a innalzare sempre di più l’età pensionabile, ma con politiche espansive, le uniche veramente risolutive. Nel complesso, un’importante occasione per far comprendere, anche a livello europeo, il ruolo essenziale dell’Inps, offrendo una risposta concreta a chi teme per la stabilità futura del sistema, riaffermando che, pur con tutte le sue criticità, quello italiano resta un modello da valorizzare anche nella Ue.