di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL
Le tensioni in Europa per la nomina della nuova Commissione, che derivano dai veti incrociati tra popolari, socialisti e liberali soprattutto sui nomi di due vicepresidenti, la spagnola Teresa Ribera ed il nostro Raffaele Fitto, stanno creando un impasse politico che sta indebolendo di giorno in giorno la posizione della presidente Ursula von der Leyen. Tensioni che hanno anche implicazioni politiche interne. Nel nostro Paese, lo scontro è fra il centrodestra, che sostiene Fitto, e la sinistra, che sembrerebbe non intenzionata a votarlo anche se manca una posizione ufficiale del Pd, e recentemente anche il Presidente Mattarella ha preso parola sulla questione, affermando che la nomina dell’attuale ministro per gli affari europei alla vicepresidenza sarebbe «importante per l’Italia». Ma le difficoltà politiche non riguardano solo l’Italia, anzi, sono ancora maggiori in molti dei principali Paesi membri dell’Ue. In Spagna, il governo socialista affronta le conseguenze dell’alluvione di Valencia, con proprio la Ribera, ministro alla transizione ecologica, nell’occhio del ciclone. In Germania, dopo la crisi del governo Scholz, le elezioni anticipate che si terranno a febbraio vedono favorite Cdu ed AfD, con quindi un probabile passaggio di consegne dalla sinistra al centrodestra. Senza poi dimenticare, a livello globale, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Insomma, una situazione tale da non riguardare solo i due vicepresidenti oggetto di contestazioni, ma l’intera composizione della Commissione e il ruolo stesso di Ursula von der Leyen. Questa crisi, però, era in parte prevedibile già nel post-europee, perché si è di nuovo tentato di costruire un’alleanza di centrosinistra per la guida dell’Europa, nonostante una distanza sempre maggiore tra la composizione dell’Esecutivo comunitario e le dinamiche politiche nazionali, europee ed internazionali, tutte orientate verso una crescita dei consensi per la destra. In sintesi, la Commissione «Ursula Bis», frutto di un patto di centro-sinistra debole e fuori sincrono rispetto ai risultati elettorali, sin da subito è apparsa priva di una forte legittimità politica e di un consenso solido. La scelta di una linea politica e istituzionale europea distante dalle realtà nazionali ora si mostra come un profondo errore strategico, che introduce nuove incertezze per l’Ue, addirittura aprendo lo scenario a possibili dimissioni della stessa Von der Leyen e ad una conseguente candidatura di Mario Draghi. In ogni caso, comunque si risolva questa crisi istituzionale, ci sarebbe bisogno, specie in questo periodo storico segnato da gravi problematiche economiche e politiche a livello internazionale, di un’Europa più coesa, anche attraverso un riequilibrio politico, finalizzato a rispecchiare in modo più fedele la volontà popolare espressa democraticamente dai cittadini.