di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL
Riconoscere ai vincitori il risultato è doveroso, lo è altrettanto leggere tra le righe di un esito, quello delle amministrative in Emilia-Romagna e in Umbria, che ha decretato la vittoria non tanto del cosiddetto campo largo, quanto del Pd, e dell’astensionismo. Sia chiaro: l’astensionismo è una sconfitta per tutti e non è un fenomeno ascrivibile o solo al centrodestra o solo al centrosinistra. Basterebbe confrontare i voti conquistati dal vincitore di ieri in Emilia-Romagna, Michele De Pascale, 922.000, con quelli del vincitore del 26 gennaio 2020, Stefano Bonaccini, che diventò Governatore con 1.195.000 voti. Entrambi del Pd. Sono gli stessi quotidiani “politicamente vicini” al centrosinistra a evidenziare come la disaffezione al voto e alle urne stia diventando un’abitudine: in Emilia-Romagna l’affluenza finale è stata del 46,42%, ben 20 punti al di sotto delle precedenti elezioni; in Umbria del 52,3%. Dalla pandemia in poi stiamo passando da una crisi a un’altra, attraverso transizioni epocali, circondati da guerre e colpiti da stravolgimenti climatici che, oltre a lasciare sul terreno vittime e ingentissimi danni, gettano incertezza sul presente e sul futuro. Sentimento, l’insicurezza, che non è propedeutico al fiorire delle attività economiche, della produzione, degli investimenti o alla costruzione di qualsiasi progetto, sia esso materiale o immateriale. Non a caso, una delle prime – se non la primissima – dichiarazioni del neoeletto Governatore dell’Emilia-Romagna Michele De Pascale è stata rivolta al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con la chiara richiesta di collaborare, perché «serve un cambio di passo». Dal mio osservatorio di sindacalista e di Segretario Generale di un sindacato, l’UGL, che fa della Partecipazione non solo un modello economico, ma una pratica quotidiana, ribadisco, come già fatto per la legge di bilancio 2025, che la contrapposizione ideologica, i veti pregiudiziali e l’incitamento alla rivolta sociale danneggiano non solo l’azione sindacale, ma a questo punto anche quella politica e dividono il Paese. Facendo sempre salvo il diritto di chiunque a scioperare, ritengo che quello attuale sia, ormai obbligatoriamente, il momento della responsabilità e del perseguimento di una collaborazione fondata sui contenuti e sulle proposte. Forse per tornare alle urne, gli elettori hanno bisogno di vedere la politica che, nel suo insieme, collabora su grandi temi: sia esso il Ponte sullo Stretto di Messina o le misure necessarie per risollevare intere popolazioni dalle alluvioni o la Sanità. Sia, infine, la necessità di far quadrare i conti pubblici di tutto il Paese, senza dimenticare la dimensione sociale che ogni manovra finanziaria, almeno dal punto di vista dell’UGL, non deve mai dimenticare di avere. E quella del centrodestra ce l’ha.