di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Momenti di tensione a Dublino, capitale della Repubblica d’Irlanda. Un uomo armato di coltello ieri ha aggredito delle persone, bambini compresi, all’uscita di una scuola, l’istituto Gaelscoil Cholaiste Mhuire, a Parnell Square, nel centro cittadino. Tre i piccoli feriti. Colpita anche una maestra trentenne, la prima ad essere assalita mentre tentava di difendere gli scolari. Poi sono intervenuti i passanti che hanno circondato e bloccato l’aggressore fino all’arrivo della polizia che lo ha arrestato. Ancora poco chiaro il motivo dell’ignobile gesto e non note le generalità dell’uomo. Ma, nonostante il riserbo delle autorità sulle origini etniche e religiose del fermato – la polizia finora non ha escluso alcun movente per spiegare il fatto, terrorismo compreso – non c’è stato modo di fermare le indiscrezioni riguardanti il suo essere un cittadino straniero, forse algerino, di religione islamica. Così sono iniziate le proteste, da parte di una popolazione esasperata e decisa all’autodifesa, con tensioni crescenti che si sono trasformate in scontri con la polizia, auto date alle fiamme e negozi saccheggiati. Anche con la presenza nelle piazze di gruppi organizzati di estrema destra. Qualche giorno fa, in Francia, nel piccolo paese di Crépol, la notizia, passata un po’ troppo inosservata, della “caccia ai bianchi” da parte di un gruppo di nordafricani, costata la vita al sedicenne francese Thomas. Esempi di quanto sta accadendo in un’Europa che non si sente più sicura e tutelata: i casi di violenza ed anche omicidi di matrice islamista e razzista contro cittadini europei – giovani, donne, sacerdoti – sono frequenti e spesso minimizzati dai media, a meno che non si tratti di attentati di maggiore entità. Un problema che si sta continuando a sottovalutare, quello relativo alla presenza di immigrati, anche di seconda o terza generazione, non integrati, che percepiscono gli europei come nemici, mettendo in pericolo la sicurezza comune e generando un pericoloso clima di diffidenza reciproca, ora alimentato anche dalla guerra in Medio Oriente. Come si sta, giustamente, ragionando sulla cultura maschilista dopo il brutale omicidio di Giulia Cecchettin, rifiutando di considerare il suo assassino un “pazzo isolato”, ma cercando di analizzare la questione andando alle radici di un fenomeno diffuso di prevaricazione, per cercare di evitare nuovi episodi di violenza ai danni delle donne, così, allo stesso modo, questi attacchi da parte di fanatici islamisti contro gli europei, dato che anche in questo caso le vittime sono molte e gli episodi non isolati, non andrebbero più derubricati a singoli episodi di follia, ma scandagliati con minore perbenismo e maggiore volontà di arrivare al nocciolo di un problema reale, che se ancora ignorato non potrà far altro che ingigantirsi, mettendo in pericolo la convivenza civile.