di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Il lavoro regolare dei giovani di età compresa tra i 15 e i 17 anni, impiegati legalmente con contratti a tempo indeterminato o a termine, apprendisti o studenti coinvolti in attività di alternanza scuola-lavoro, è un tema delicato ed importante, perché, se la sicurezza sul lavoro è fondamentale per tutti, nel caso dei minorenni va tutelata con ancora maggiore riguardo. Del tema della sicurezza sul lavoro dei ragazzi si occupa oggi un articolo di Italia Oggi Sette, intitolato «Minori al sicuro», che riporta i risultati di un’indagine condotta dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza in collaborazione con l’Iprs e la Fondazione Censis. I risultati evidenziano un aumento dell’attenzione verso la formazione e maggiori informazioni sui rischi e l’uso dei dispositivi di protezione nei luoghi di lavoro minorile, ma sottolineano anche significative disomogeneità territoriali riguardo agli standard dei corsi di istruzione e formazione professionale. Nel 2022 in Italia il 3,6% dei minorenni tra i 15 e i 17 anni, corrispondenti a poco meno di 63mila ragazzi, di cui circa 40mila maschi e 23mila femmine, hanno lavorato regolarmente per almeno un giorno, con un aumento significativo rispetto al periodo pre-pandemico. Di questi, più di 4mila lavoratori a tempo indeterminato, giovani, quindi, che hanno deciso di interrompere gli studi. Poi, la grande maggioranza, circa 42mila, studenti con occupazioni saltuarie, 7.800 gli apprendisti ed infine gli studenti in alternanza scuola-lavoro. Nel 2022, in base ai dati diffusi dall’Inail, si sono registrate più di 17mila denunce per infortuni di minorenni. In tre casi gli infortuni hanno avuto un esito mortale. Il 94,2% degli infortuni di minorenni si è verificato sul luogo di lavoro e il 5,8% in itinere. Oltre il 60% degli infortuni di minorenni denunciati all’Inail è avvenuto nelle regioni del Nord. Nonostante sia stata riscontrata una maggiore consapevolezza dei rischi e più attenzione verso la sicurezza, persistono problematiche da affrontare. Un punto critico riguarda la formazione, che rimane fortemente disomogenea tra le regioni italiane: il 60% dell’offerta formativa si concentra, infatti, al Nord, mentre in altre zone del Paese e soprattutto in buona parte del Sud «la formazione è gravemente insufficiente». Servono, quindi, correttivi per garantire standard uniformi su tutto il territorio nazionale, come richiede la stessa Autorità per l’infanzia e l’adolescenza. Senza poi considerare il fenomeno dei Neet, circa 140mila, una vera e propria fragilità sociale dell’Italia, prima in Europa per numero di giovani che non studiano e non lavorano, tra i quali si trovano anche ragazzi impiegati in modo irregolare, senza quindi tutele lavorative, neanche sulla sicurezza, che vanno necessariamente recuperati in un percorso di piena inclusione sociale.