di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Dall’esito delle elezioni europee, che si sono appena concluse, e dalla configurazione del nuovo Parlamento, ancora provvisoria, ma comunque chiara, sta emergendo una situazione piuttosto paradossale, anche se non insolita. La maggioranza, a guardare le composizioni delle famiglie politiche europee, è conservatrice, nelle sue varie sfaccettature che vanno dal Ppe ad Id, passando per Ecr, con 324 seggi in base alle ultime proiezioni. A sinistra, invece, i progressisti di S&D, assieme a Verdi-Ale e The Left, arrivano solo a 227 seggi. A 307, quindi sempre minoranza, sommando anche gli ottanta circa dei liberali di Renew. Eppure, seguendo gli aggiornamenti sulle trattative per la composizione della nuova Commissione, tutto fa presagire una nuova “alleanza Ursula”, che, indipendentemente dal nome del nuovo presidente della Commissione, sia o meno il bis di Von der Leyen, sarà comunque basata sulla solita coalizione tra Ppe e Socialisti. Come se nulla fosse accaduto e come se il vento di destra non soffiasse, sempre più forte ed ormai da anni, in Europa. Una riedizione dei vecchi equilibri, tanto probabile dal punto di vista tecnico, quanto accidentata da quello politico. Oggi il nostro Ministro degli Esteri Tajani, in un’intervista sul Corriere ha parlato della situazione. Come leader di Fi e quindi parte della famiglia politica europea del Ppe, rivendicando il fatto che quest’ultimo è stato il partito maggiormente premiato dagli elettori, mentre i probabili alleati nel nuovo governo europeo, ovvero socialisti e liberali, hanno avuto grandi difficoltà e «bisognerà tenerne conto». Certamente vero. Detto ciò sembra ancor più inopportuno tentare di espandere la maggioranza verso sinistra, includendo i verdi, in spregio alla volontà degli elettori. Altrettanto complicato, però, e non solo per le ritrosie dei socialisti, trovare una formula per un’integrazione dei conservatori nelle istituzioni europee. Il tutto mentre si attende, tra l’altro, l’esito delle elezioni francesi, che potrebbero portare al governo di uno dei più grandi ed influenti Stati membri il Rassemblement National, che si colloca nel gruppo di Id. Il nostro ministro degli Esteri ha rivendicato, dal punto di vista questa volta nazionale, come all’Italia spetti quantomeno «un commissario di peso e un vicepresidente». Staremo a vedere come procederanno le trattative, ma forse sarà proprio il Ppe, con il suo ruolo di partito guida, con il numero più numeroso di rappresentanti, eppure necessitato a stringere alleanze, a dover fare delle scelte. Che sappiano tener conto del mandato conferito dalla maggioranza degli europei sulle politiche più dibattute, dalla transizione green alla gestione delle migrazioni, il che significherebbe, per un pieno rispetto della volontà popolare, guardare, se non nei nomi, almeno nei fatti e nelle decisioni da prendere, a destra.