Ucciso nella notte in un blitz israeliano il capo politico di Hamas

Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, che si trovava nella capitale iraniana per la cerimonia di insediamento del Presidente della Repubblica Islamica Masoud Pezeshkian ed aveva appena partecipato ad un incontro con l’ayatollah Ali Khamenei, è stato ucciso stanotte, assieme ad una guardia del corpo, attorno alle ore 2 del mattino locali, in seguito ad un attacco  israeliano ad alta precisione sulla sua residenza di Teheran. Dure le reazioni sia da parte iraniana, che informa di star decidendo la propria «strategia di risposta», sia da parte palestinese, con l’ala militare di Hamas che minaccia «enormi conseguenze», e con il presidente Abu Mazen, che condanna l’atto ed afferma che potrebbe portare a sviluppi pericolosi. Israele, tramite il ministro della difesa Yoav Gallant, ha dichiarato di non volere la guerra, ma di essere comunque pronto ad ogni possibilità, tanto che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato oggi stesso una riunione del gabinetto di sicurezza. Il blitz israeliano ha generato reazioni molto critiche da parte di diversi Stati musulmani, dalla Turchia al Qatar, ma anche da parte della Russia. In Occidente si temono gli effetti di questa continua escalation: il segretario di Stato americano Antony Blinken, da Singapore, pur non commentando esplicitamente l’uccisione di Ismail Haniyeh, ha dichiarato che è ormai imperativo raggiungere un cessate il fuoco a Gaza, mentre dalla Germania si condanna la «logica delle rappresaglie». In Italia, dove la Camera con una proposta bipartisan ha richiesto un’informativa del governo sulla situazione mediorientale, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha indetto una conferenza telematica con tutti gli ambasciatori d’Italia nella regione, dichiarandosi molto preoccupato ed affermando di essere «al lavoro con gli alleati per ridurre la tensione».