Nel nostro Paese, si verifica un terzo delle morti registrate nell’Unione europea

Un terzo dei decessi causati dai batteri resistenti agli antibiotici, che ogni anno si registrano in Europa, avviene in Italia. Lo rende noto l’ultimo rapporto di sorveglianza dedicato al fenomeno curato e pubblicato oggi dall’Ecdc, il Centro europeo per il controllo delle malattie, in occasione della Giornata europea per la lotta all’antibiotico resistenza. Secondo i dati, ogni anno, in Europa, si verificano oltre 670 mila infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, oltre 35 mila sono, invece, i decessi, un terzo dei quali (12 mila circa) si registra in Italia. Se il trend non subirà un’inversione di tendenza, nel 2050 l’antibiotico-resistenza sarà la prima causa di morte in Italia superando le malattie cardiovascolari e i tumori. Questo “primato” è parzialmente riconducibile all’ampio uso degli antibiotici, che vengono somministrati al 44,7% dei degenti contro una media europea che si ferma al 33,7%, ma che sono molto diffusi anche tra la popolazione generale: il 35,5% delle persone ne ha ricevuto almeno uno nell’ultimo biennio, in crescita rispetto al 32,9% del periodo compreso tra il 2016 e il 2017. «Così il cane si morde la coda, perché l’uso così massiccio di antimicrobici fa nascere super-batteri resistenti agli stessi farmaci», sottolinea l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. C’è, poi, da considerare anche un ulteriore aspetto: l’impatto dell’antibiotico-resistenza sul servizio sanitario (circa 2,7 milioni di posti letto sono occupati proprio a causa di queste infezioni) con un costo che raggiunge i 2,4 miliardi di euro l’anno.